DE GRINPIPOL – Elephants (Autoproduzione) (Recensione)

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DE GRINPIPOL Elephants

(Autoproduzione)

 

“L’elefante è un animale che a parer nostro impersona quel tipo di saggezza dettata dall’età avanzata alla quale aspiriamo. Le canzoni nascono da embrioni: idee registrate sul telefonino, da un jingles improvvisato in saletta. Poi il tutto viene preso, scomposto e ricomposto da 10 mani e 5 cervelli. Difficilissimo, ma non impossibile”. Queste parole della band ben sintetizzano quello che è Elephants. Un disco corposo, che riesce ad avere in sè allo stesso tempo bacilli di “puntinismo” (gli embrioni, i jingles, le idee dei 5 cervelli, che danno sempre un senso di imprevedibiltà al disco) e un flusso che riporta alla mente le inflessioni wave degli ultimi Primal Scream dei tempi di Mani (il monumentale bassista degli Stone Roses) e l’indie psichedelico dei Flaming Lips (irrinunciabile punto di riferimento per la band sarda). Pur cantando in inglese (a parte l’esperimento in italiano di “Quello che importa”), reggono anche alla prova “pronuncia”. Se non si sapesse che vengono dalla nostra amata Sardegna, chi direbbe che i “nostri” sono cresciuti attorniati da obbrobri italiani sanremesi e tante storpiature da dilettanti dell’indie italiano.