LEON SETI COBALT Autoproduzione

La fine di una lunga relazione segna l’inizio della scrittura di Cobalt. E si parte da una riflessione sul dolore e sul disorientamento di trovarsi da solo nella capitale mondiale della solitudine, Londra, dove Leon Seti vive. La composizione dell’album è caratterizzata da sonorità synth che tendono a voler aprire e liberare e testi molto solitari che verso le tracce finali raccontano di eventi molto pesanti e macabri. I suoni sono aperti, freddi, cristallini; i riverberi creano ambienti profondi con echi e la voce è eterea con tantissimi cori usati molte volte per saturare lo spazio sonoro. Cobalt è un album dalle tonalità blu profondo: blu cobalto. Il nome deriva dall’esperienza sinestetica della canzoni, che si presentano agli occhi di Leon con varie sfumature di blu e azzurro. La fotografia della copertina viene affidata ad ANIDE che con il suo cielo sfumato riesce perfettamente a racchiudere l’essenza del disco. Presenti nel disco sono la batteria di Jacopo Bucciantini e la voce di Phoebe Pope, cantante dei Sound of Thieves, duo sperimentale originario di Manchester. L’esperienza dell’album è come alzare gli occhi e guardare il cielo o il mare ed essere colpiti dall’insieme, non degnandosi del particolare ma guardando soltanto un infinito blu.