K’IN:232 QUETZAL

K’IN:232
QUETZAL
Autoproduzione
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E’ una critica spietata al capitalismo contemporaneo quella che mettono a fuoco K’IN:232 in questo loro disco d’esordio. Basta con lo stupro della madre terra per creare profitto. Basta con il trionfo del qualunquismo che ci fa perdere di vista “l’altro”, che ci fa essere social ma non socialmente, realmente interattivi, in contatto con il prossimo. Contenuti intransigenti che però non vengono supportati musicalmente da un vettore sonoro altrettanto “antagonista”. La band infatti ci regala 10 brani di indubbia buona fattura. Ben strutturati, ben suonati. Spesso però vengono in mente due personaggi molto mainstream della cultura italiana, che per quanto mi riguarda sono proprio il simbolo dell’uomo qualunque, edonista, poco educato al rispetto dell’ambiente e dell’altro. Ebbene si, parlo di Ligabue e Vasco Rossi. Non proprio dei begli esempi da seguire. Molto meglio quando si avvicinano a suoni più dark. Più new wave. Gli anni 80 sono sicuramente nel cuore di K’IN:232. Ma se la prossima volta seguissero più le vibrazioni della new wave vera, d’oltre manica, forse sarebbero più ficcanti. Speriamo nel prossimo disco.

Paolo Maver