Intervista a Granelli online con il nuovo singolo “Ho Un Cane Anche Io”

Il giovane cantautore bergamasco Granelli torna con il nuovo singolo “Ho Un Cane Anche Io”, brano dalle sfumature anni ‘80 agrodolci che, attraverso la metafora affettiva verso gli amici a quattro zampe, sottolinea uno dei paradossi della nostra società in cui chi non ha niente è spesso più umano di chi ha tutto.

“Il cane a cui il testo fa riferimento è il metro di paragone tra chi ha molto, e chi non ha niente (il senzatetto). Entrambi cercano nel cane l’affetto: chi per noia, chi per disperazione” argomenta Granelli riguardo il brano.

LINK VIDEOCLIP: https://www.youtube.com/watch?v=fwnXN-bcUlw&feature=youtu.be

 Ho Un Cane Anche Io è il titolo del tuo ultimo singolo che sottolinea un paradosso della nostra società in cui chi non ha niente è spesso più umano di chi ha tutto. Quanto è importante per te rimanere con i piedi per terra e avere una vita semplice pur facendo l’artista?

Più che importante, stare con i piedi per terra è una necessità. Ben venga l’attività artistica che a volte si autocelebra, creando euforia nell’ascoltatore; ma fino a un certo punto. Alla lunga, un eccesso di ego fa perdere il senso a interi progetti. Per quanto mi riguarda, ogni canzone che scrivo è di passaggio. Domani ne scriverò una migliore, o peggiore, o diversa, o che semplicemente rappresenterà qualcos’altro. Sentirsi arrivati non funziona se si è consapevoli che la vita (artistica e non) è un viaggio.

Cosa rappresenta il cane nella canzone? E perché hai scelto proprio il cane come metafora?

Andavo a prendere il treno per Milano la mattina e incrociavo un senzatetto con il cane. Poi aprivo Instagram, e saltava fuori il piccolo cane di qualche star dello spettacolo. Un soggetto identico, che veicola messaggi opposti: da un lato, l’urgenza d’affetto che viene messa inconsapevolmente in vetrina; dall’altro, l’esibizione consapevole di uno status symbol. Questo viaggione è diventato una canzone, di getto. Nessuna scelta calcolata, anche se i cani mi piacciono un sacco.

Il clima di indifferenza verso le minoranze che continua a crescere in Italia come ti fa sentire? Come mai scegli di scrivere e di cantare di questo?

La diffidenza per le minoranze sta crescendo un po’ ovunque, anche all’estero. La verità è che gran parte della politica le ignora, oppure le utilizza per fare populismo inverso. Cerco di trasmettere un messaggio universale a modo mio, per svegliare qualche coscienza.

Parliamo delle tue influenze musicali, quali artisti hanno segnato il tuo percorso e che tipo di musica ha contribuito a formarti?

I Pink Floyd mi hanno praticamente introdotto alla musica nella fase della presa di coscienza. In adolescenza ascoltavo tantissimo i Placebo, i Muse e poi gli Smashing Pumpkins. Ho capito che volevo fare musica in italiano grazie a Carmen Consoli. Da lì ho variegato moltissimo gli ascolti, dagli Arcade Fire a Samuele Bersani, passando anche da pop star come Charli XCX.  

Qual è il messaggio che vorresti che rimanga maggiormente di te e della tua musica nelle persone?

Difficile dire quale messaggio rappresenti al meglio l’intero progetto. Ogni canzone ha la sua storia: è bello che ognuno si senta libero di interpretarle e farle proprie.

Dopo la pubblicazione del tuo singolo ci possiamo aspettare un album? Cosa puoi anticiparci? 

Di album ancora non parlerei, voglio aspettare di avere le spalle un po’ più larghe. Un EP, invece, presto!

 

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