Dagli Airglow alla canzone internazionale, intervista ad Andrea Casale

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Abbiamo fatto due chiacchiere con il giovane (classe 1988) cantautore pianista tarantino Andrea Casale in occasione dell’uscita del suo primo album “Tourist in My Hometown” (autoproduzione 2014)

1) Sul finire del 2014 è uscito il tuo primo album “Tourist in My Hometown”. Come lo definiresti? Ti trovi a tuo agio nella definizione “canzoni dal respiro internazionale”?
Sempre difficile autodefinirsi e rispondere alla domanda “che genere fai?”. In realtà quello che cerco di fare, non solo da musicista ma anche da semplice ascoltatore, è di andare al di là dei generi. Ho sempre cercato di farmi influenzare da qualsiasi tipo di musica e di potermi muovere poi in tutte le direzioni musicali possibili. Nel disco si possono percepire quelle che sono le mie influenze principali, Peter Gabriel su tutti. Quanto al “respiro internazionale” è un aspetto al quale non ho mai fatto caso ma credo che sia corretto proprio per il motivo di cui sopra. Non è (solo) un disco di musica italiana (anche se cantata in inglese), ma s’inserisce in un discorso sicuramente più ampio e globale.

2) Com’è nato il disco? Quanto tempo ci hai messo per farlo?
Tutto è iniziato nel 2009 quando la mia vecchia band, gli Airglow, ha smesso di suonare insieme. Allora Claudio Ciaccioli (insieme a me fondatore della band) ha deciso di seguirmi nella prima avventura solista. Ho iniziato a scrivere e a registrare brani nel 2010 ed è uscito 4 anni più tardi. Ho lavorato lentamente e non volevo farlo uscire prima di sentirlo pronto. La gestazione è stata travagliata ma sono stato molto contento del risultato finale. In più, è stato negli ultimi tempi che ho conosciuto il chitarrista Livio Bartolo che ha dato il suo contributo al disco e questo è stato un bene.

3) Il titolo ci è piaciuto molto. Ma cosa rappresenta? Cosa significa?
“Tourist in my hometown” è chiaramente un ossimoro. Ci sente “turisti” nella propria “città natale” quando evidentemente si vive un senso di alienazione rispetto alla realtà in cui ci si trova. Mi sono sentito così la prima volta che sono tornato a Taranto dopo essermi trasferito a Parma, sapevo di essere tornato a casa ma qualcosa non mi tornava. In più, la realtà tarantina, limitata e limitante, mi è sempre stata stretta e a Parma (che tutto è fuorché una metropoli) ho decisamente trovato la mia dimensione a me più congeniale: una città piccola ma globale. Dal “respiro internazionale” come ha già detto qualcuno. Eppure, allo stesso tempo sento non sono qui le mie radici. A volte è disorientante. In più, qui a Parma ho conosciuto persone da diverse parti del mondo (Africa, Maghreb, Medio Oriente ecc…) e questo mi ha decisamente portato a fare ulteriori riflessioni. Sono un cittadino globale, mi sono arricchito di tutte queste culture pur restando legato al mio Paese e al mio territorio. E il disco parla un po’ di tutto questo, è quasi un “concept”.

4) Le tue canzoni come nascono? Sono storie vere?
Più che storie sono dei pensieri, delle riflessioni, delle ispirazioni. Sicuramente tutte personali e che provengono dal mio vissuto. “Hidden into you” ad esempio parla di due persone che provengono da universi completamente diversi. E una prova ad avvicinarsi all’altra cercando di minimizzare le differenze e le barriere che li separano, ma non è semplice perché la società intorno è destabilizzante. “Kigali” è dedicata al popolo ruandese che nel 1994 ha conosciuto il terribile genocidio. “The Tide and the Moon” invece racconta di, come le fasi lunari influenzano le maree, ci si può far influenzare da una persona che esercita su di noi una forza inaspettata. Se le energie che ne ricaviamo sono positive allora diventa occasione per innalzare il nostro spirito e crescere insieme, diversamente le conseguenze possono essere devastanti.

5) Tu sei Tarantino ma vivi a Parma per l’università. Come sono le scene musicali delle due città? Quali differenze ci sono?
Sento i musicisti di Parma lamentarsi molto ma credo che a Taranto ci si possa lamentare ancora di più. Il problema è sempre il solito: poco spazio per gli artisti emergenti perché i locali vanno sul sicuro ingaggiando un dj o una cover band. Ma è il cane che si morde la coda, i locali seguono questa logica perché non c’è più la cultura di andare a sentire la musica dal vivo, si preferiscono altri divertimenti. A Parma sono contento perché, ad esempio, quando è uscito il mio disco ho sentito attorno a me tanto entusiasmo da parte dei musicisti locali e anche della stampa cittadina. A Taranto non è successa la stessa cosa e ho notato un certo disinteresse verso un prodotto del territorio, è una cosa molto deludente ma d’altronde, si sa, nessuno è profeta in patria. Tuttavia stanno nascendo delle belle realtà come lo Jonio Jazz Festival e altre come il festival metal a Pulsano continuano ad andare avanti ma, in generale, non ho grandi aspettative sulla mia città d’origine.

6) E cosa pensi del momento musicale indipendente italiano attuale?
Penso che, piano piano, la scena indipendente stia prendendo il suo spazio importante e sempre più ragazzi giovani ci si stanno avvicinando. Sono stato a vedere dal vivo Lo Stato Sociale e Le Luci della Centrale Elettrica e ho avuto modo di vedere come siano stati in grado di raggiungere un pubblico tutt’altro che “di nicchia”. La speranza è che, oltre a questo filone (Officina della Camomilla, L’Orso, ecc…ecc…) , il giovane italiano pubblico riesca ad ampliare ulteriormente i suoi orizzonti musicali perché in Italia si fa ancora dell’ottima musica. La prossima “rivoluzione” sarebbe capire che la musica non è gratis e che la buona musica sopravvive se siamo tutti disposti a spendere, di tanto di tanto, due soldini per comprare dischi originali e andare ai concerti. E, perché no, anche qualche articolo di merchandising.

7) Progetti futuri?
Sono prossimo alla laurea in Farmacia che conseguirò alla fine di quest’anno. Nel frattempo ho creato a Taranto un’associazione chiamata “paolozayd” per promuovere il dialogo interreligioso tra cristiani e musulmani, un tema che mi sta molto cuore. Sto scrivendo, senza fretta, dei pezzi per il prossimo album e spero di portare “il turista” in giro per qualche concerto dal vivo perché, al momento, non ci sono date in programma.

ASCOLTA/ACQUISTA “Tourist in my Hometown” di Andrea Casale

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